Il Giardino delle Esperidi

Il nome assegnato a questa collana delle «AVATAR Edizioni» non è privo di relazioni con i suoi contenuti ed i suoi obiettivi. Pertanto è opportuno illustrarne brevemente i significati.

Com’è noto, nel mito, il «Giardino delle Esperidi» è, per usare un’espressione di H.Corbin, un «luogo del non dove» terra o isola, localizzato all’Estremo Occidente dove abitano le Esperidi, le «Ninfe del Tramonto», figlie di Atlante e di Esperide, secondo una delle molte varianti del racconto.

Esse custodivano, con l’aiuto di un drago, il Giardino degli Dei nel quale crescevano le “mele d’oro”, i frutti dell’immortalità. Presso di loro si recherà Ercole, nella ricerca di tali frutti e l’esito vittorioso di questa impresa è già una raffigurazione della sua apoteosi.

Fin qui il mito.

Dovrebbe, allora, essere già chiaro perché si è voluto richiamare nel titolo di questa collana proprio un tale racconto. La presente umanità, secondo l’insegnamento unanime di tutte le tradizioni, ha avuto in sorte di vivere nell’ultima delle quattro età del mondo, quella che i Greci e i Romani chiamavano “età del ferro”, e che i testi sacri dell’India designano invece “età di Kali” o “età oscura”. Secondo precise analogie simboliche, quest’ultima era cosmica corrisponde al “tramonto” e, geograficamente, all’Occidente. Occorre, pertanto, per chi non accetta di rassegnarsi al declino e al disordine, soprattutto culturale e spirituale, della nostra epoca, ritrovare ciò che è andato perduto, ciò di cui si è smarrito il ricordo, cioè la sapienza sacra delle origini.

Essa, rappresentata dalle mele auree delle Esperidi, è ancora custodita nel Giardino degli Dei, nella terra del lontano Occidente.

I testi che verranno presentati in questa Collana vogliono essere degli utili ausili, delle “guide”, per intraprendere questo difficile viaggio all’interno di se stessi.

Con l’augurio che possano servire concretamente, se non altro, a mantenere salda e sicura la propria rotta.

Per i moderni “cercatori” della Tradizione, questo resta il compito essenziale, questo è, comunque, il loro destino.

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